Il 19 giugno si festeggia la Pentecoste. Il momento segna "la fine" dei cinquanta giorni dopo la Pasqua, motivo per cui è chiamata anche la "Cincizecimea". In altre parole, si celebrano dieci giorni dall'Ascensione di Gesù e cinquanta giorni dalla Risurrezione.
Adesso, secondo la fede cristiana, scende lo Spirito Santo e la Divinità si espande nell’Umanità. Il momento è segnato da una serie di usi, costumi e riti che provengono però dai tempi immemorabili, e che non sono necessariamente legati al cristianesimo. Tra le manifestazioni tradizionali abbiamo il ballo “Călușul”, la decorazione delle case, dei portoni e dei cortili, delle stalle, ecc., con rami verdi, di tiglio, di pioppo, di quercia. Inoltre si adornano le case con ghirlande di spighe di grano e fiori da campo. Queste usanze erano usate dai giovani anche per le celebrazioni dei matrimoni.
Un aspetto importante di questo giorno del calendario ortodosso si riferisce all’opportunità di raccogliere piante medicinali, un atto che in genere non è in sintonia con la fede cristiana. E ancor di più, sempre nel giorno di Pentecoste, si usava ungere il quadro delle porte e delle finestre con l'aglio.
Căluşul (Căluşarii, căluşeii, căluşerii) è un’antica danza rituale romena che si presume che risalga da tempi antichissimi (secondo alcuni ricercatori esso discendesse da un rito d’iniziazione delle confraternite dei giovani guerrieri). E’ una danza esclusivamente per i maschi (la comparsa di "ensemble" di donne “căluşari” è un empio, mostrando una profonda ignoranza del fenomeno, inoltre, l'episodio mostra chiaramente che oggi più che mai, il folklore è scivolato sul pendio - irreversibile - dello spettacolare).
I giovani ragazzi che diventeranno căluşari si "scelgono" tanto tempo prima, ed essi si scelgono il capo (il muto), depongono il giuramento e da quel momento non raccontano niente di ciò che succede all’interno del loro gruppo. Il giorno di Pentecoste i căluşari ballano per prima nel cortile della chiesa e poi vanno in giro per il villaggio, danzando in tutte le case dove sono ricevuti, come nella tradizione di Natale. I giovani sono vestiti in costumi tradizionali specifici usati per le feste, con campane ai piedi, portando bastoni di media altezza e spessore, con il quale battono la terra, li alzano verso il sole, li saltano, ecc., emettono dei vocaboli che non hanno un significato particolare, che i linguisti li considerano dei testi rituali esoterici.
Nel frattempo, il muto, "vestito" completamente diverso da tutti gli altri (indossa una pelliccia di pecora, una pelle di animale, una “şubă”, ecc, ma una maschera zoomorfa - di solito da lupo - nastri di diversi colori) esegue dei movimenti disordinati, uscendo dal ritmo imposto dai ragazzi, se la prende con la gente che lo guarda, tocca con il bastone le ragazze e le donne dal "pubblico", urlando e facendo diversi suoni inarticolati, destinate a "spaventare" i presenti che fingono di avere paura, fuggono, ritornano e provocano il muto.