Insieme alle "Tavolette di Tărtăria", trovati in una tomba neolitica, sono stati dissotterrati anche: 26 statuette di terracotta, 3 statuette di alabastro, un braccialetto di conchiglie e le ossa di una donna di 55 anni che sarebbe stata una sacerdotessa di quei tempi, giudicando dagli oggetti di culto trovati intorno allo scheletro.
La donna è stata chiamata La Mylady di Tărtăria da Marco Merlini, direttore del "Prehistory Knowledge Project" e membro della "World Rock Art Academy" di Roma. L'attenzione dei ricercatori è stata catturata soprattutto dalle tre tavolette di argilla. Due di loro (uno rotondo e uno rettangolare) sono forati e sono intagliati con segni separati da linee. La terza tavoletta è inscritta con una sorta di scrittura pittografica, simile alla scrittura sumera - iscrizioni che furono trovate a Djemer-Nasr, KisandUruk, datate intorno al 3300 a.C.
Il ricercatore tedesco Harald Haarmann approssima l'età delle "Tavolette di Tărtăria" intorno all'anno 5300 a.C., il che significa che i segni che riportano rappresentino la più antica forma di scrittura al mondo. I pittogrammi della terza tavoletta rappresentano una persona, una capra e un albero.
Gli esperti dell'Accademia delle Scienze della Russia hanno considerato che le tavolette rappresenterebbero un sistema di scrittura che faceva parte di una forte cultura nell'area balcanica. Secondo il loro parere, il testo enumera sei totem, i quali letti in cerchio, in senso antiorario, rappresentano un testo proto-sumero scritto in onore del dio Saue.
Tuttavia, non esiste un'opinione accademica comune sull'interpretazione dei pittogrammi, che lascia spazio a interpretazioni diverse. Anche Marco Merlini ha concluso che queste tavolette confermerebbero l'ipotesi sull'esistenza di una scrittura preistorica diffusa nell'area dei Balcani-Carpazi.
Le Tavolette di Tărtăria sono esposte al Museo Nazionale di Storia della Transilvania a Cluj Napoca.