Situato a soli 12 km da Suceava, l'ex capitale del regno di Moldavia dei secoli XIV-XVI, Dragomirna si presenta come una vera e propria fortezza. Il monastero di Dragomirna, anche se è stato costruito e perfezionato in più fasi nel corso dei primi decenni del XVII secolo, combina armoniosamente diversi stili, concetti e influenze straniere che sono passate attraverso il filtro autoctono, integrati e interpretati secondo le tradizioni dell'arte moldava.
Da qui l'impressione di unità che dà questo monumento, di sintesi tra il vecchio sfondo tradizionale ed elementi d’innovazione artistica che i suoi creatori li hanno presi, applicati e sviluppati ad un livello precedentemente mai incontrato.
Per questo, Dragomira - con tutto quello che riguarda la sua creazione artistica - segna un momento distinto nella storia dell’arte tradizionale romena.
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Situato sulla collina al centro di un’ex ampia radure, specchiandosi nelle acque che scorrono ai piedi delle sue mura, con delle torri massicce agli angoli, il complesso monastico Dragomirna è composto di una chiesa piccola, una chiesa grande, le mura, il vecchio edificio dell’abbazia, le cinque torri, le cellule e la cappella.
Le mura e le torri
Dragomirna è stata progettata, nata e perfezionata nel periodo di gloria dei Movileşti, ma che ha conosciuto anche i tempi turbolenti del primo Seicento che hanno imposto misure di difesa come la costruzione delle possenti mura di difesa, eseguite nel 1627 dal principe Miron Barnovschi, alte circa 11 metri, mai viste in nessun altro monastero romeno.
Le mura rispettano l’architettura delle fortezze, essendo composte di quattro torri poste ai quattro angoli del recinto, ognuno essendo nominato secondo una personalità, come: Barnovschi, Gheronchie, Silvestru e Arhimandritul. Oltre le torri, che evidenziano la struttura massiccia, c’è la torre del campanile all'ingresso, la quale con la decorazione artistica con la quale è stata adornata, è un vero e proprio "mastepiece" del complesso.
La torre ospita una sala delle campane, una cappella, e al pianterreno è previsto con un portico in stile gotico attraversato il quale si fa l’ingresso nel convento, decorato con diversi elementi a forma di piante. L’ingresso, chiuso solo da un portone di legno, coperto una volta da un ponte che copriva il fossato, è decorato da due righe di piastrelle con motivi floreali e geometrici scolpiti nella pietra.
Il pezzo più interessante, che si trova sopra l'arco ornato, è l’epigrafe realizzata nel 1627 sull’ordinazione del principe Miron Barnovschi. L’epigrafe, posta in un quadro circondato da un doppio filamento come una corda attorcigliata e svolta alternativamente, a destra e a sinistra, racchiude lo stemma moldavo scolpito in pietra con grande finezza.
La chiesa grande
Una novità nell'architettura religiosa moldava sono le proporzioni di una grandezza insolita della chiesa grande di Dragomirna, che superano la scala normale dei valori. L’altezza della costruzione rispetto alla larghezza è eccessiva (L.35 / l.9,5 / h. 42), sottolineando ancor di più la tendenza della verticalità.
Se le chiese di Bucovina del XVI-esimo secolo sono famose per le loro dipinti esterni multicolori, il complesso monastico di Dragomirna segue la via di un nuovo sistema decorativo, e cioè quello della lavorazione artistica della pietra.
Qui la pietra prende il posto dei dipinti ed è modellata per creare elementi decorativi unici, come la cintura-decorazione la quale raccoglie tre tori alternativi sotto l’aspetto di una corda. Dicono che è stato messo qui da Metropolita Crimca per ridare il simbolo delle tre virtù cristiane: Fede, Speranza e Amore, e cioè il simbolo della Santissima Trinità, simbolo che guidi i romeni nel preservare l'unità dei tre Principati romeni. Altri elementi decorativi si alternano tra lo stile gotico di un secolo fa e il tardo stile gotico moldavo.
La torre
La decorazione architettonica attira lo sguardo verso l'alto, lì dove si trova la torre della chiesa. Con la forma circolare all’interno e ottagonale all’esterno, è l’elemento architettonico che incorona il naos e grazie alla quale la chiesa supera l'altezza di 30 metri. La ricchezza degli ornamenti e la bellezza delle decorazioni, intrecciate con la maestria del loro abbinamento, creano l'impressione di un ricamo di pietra che si distingue discretamente del gruppo per diventare il ero gioiello del monastero.
L'interno della chiesa grande
La chiesa, composta dall’atrio, il pronao, il naos e l'altare, è stato costruito in più fasi. L'accesso in ogni stanza si fa salendo alcuni gradini, in modo che l'intero edificio si trova sopra il livello della corte. Per entrare nell’atrio della chiesa si devono salire sette gradini, e fino all’altare ci sono altre sette gradini da salire.
Il numero sette, con un ricco simbolismo nella Santa Scrittura fa riferimento ai sette sacramenti della fede ortodossa, ai sette doni dello Spirito Santo, e ai sette giorni della settimana della creazione.
Ogni gradino che porta all'altare contribuisce alla progressiva ascensione, creando così una differenziazione del valore di ogni sala in parte, per culminare con l'altare dal naos, che si trova a 1,55 m sopra il livello del portico. La successiva ascensione delle quattro sale della chiesa crea un'impressione unica, una "dinamica dello spazio" mai visto nelle costruzioni precedenti.
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Dragomirna porta anche oggi l'impronta dei suoi tre grandi fondatori: Luca Stroici (proveniente dalle gradi famiglie di boiardi moldavi dell'epoca, ma conosciuto anche come "il padre della filologia latino-romena"), Anastasio Crimca (Metropolita di Moldavia per due decenni) e Miron Barnovschi (proveniente da una delle più importanti famiglie di boiardi moldavi e principe della Moldavia per due volte 1626-1629 e apr.1633 - iul.1633).
La collaborazione dei tre fondatori nella costruzione del complesso è avvenuta grazie alle loro forti affinità spirituali, alle preoccupazioni intellettuali comuni e rispecchia l'atmosfera culturale e artistica del periodo cui appartiene. Il complesso monastico d’arte medievale Dragomirna è una pagina della storia della Romania.