Ci sono delle regole ben definite che regolano il sacrificio degli animali “sacri” in certi periodi dell’anno, come per esempio il sacrificio del maiale per le feste di Natale ed il sacrificio dell’agnello per Pasqua. Tutto procede, anche nei giorni odierni, seconde delle regole sacre rispettate ad litteram.
Il Natale non significava solo una grande tavolata insieme alla famiglia ed i più cari, ma tutt’altro. Essa iniziava con 40 giorni prima di Natale, cioè il 24 dicembre, data che segna l’inizio dell’Avvento, periodo in cui non si mangia più ne carne ne pesce fino il 24 dicembre. Però, nel 20 di dicembre c’è Ignatul o Ignatul Porcilor , una festa “dedicata” al maiale che sarà sacrificato.
C’è da dire che il sacrificio ritualistico del maiale durante le feste natalizie proviene da un periodo precristiano, altrimenti non si potrebbe spiegare la sua grande importanza che li viene data a questo animale durante le feste cristiane, affinché la sua simbolistica nella religione cristiana è una assimilata al diavolo.
La spiegazione sta nel fatto che la Chiesa Ortodossa è più permissiva con questa e con altre credenze e riti pagani. Anche se siamo nel periodo dell’Avvento, secondo il cristianesimo, questa festa si rispetta comunque, anche se contraddice l’astinenza dalla carne. Per motivi di concordanza con la Chiesa, in certi posti il maiale viene sacrificato o nella Vigilia o per Santo Vasile, o subito dopo.
I preparati culinari, risultati dal sacrificio del maiale, erano preparati solo dagli uomini e solo secondo dei canoni tradizionali, in un’atmosfera ritualistica.
Tra i preparati tradizionali di Banat troviamo il borândău, una specialità che raccoglie le rimanenze di carne dagli altri preparati alla quale si aggiunge un po’ di cipolla, sangue di maiale, vino bianco dolce, farina di mais e sale, pepe e alloro per il gusto; le salsicce tradizionali e quelle alle quali si aggiunge il sangue di maiale, chiamati tradizionalmente anche sângerete o cârnaţi din sânge; o il bundărete per la cui preparazione il sangue è l’ingrediente principale accanto alle spezie, una specialità culinaria sagra, simbolo della prosperità e dell’abbondanza.
Come abbiamo visto il sangue dell’animale sacrificato si raccoglie e si conserva espressamente per poi utilizzarlo alla preparazione delle specialità per i quali, in Banat, ne vanno matti.
Per quanto riguarda la carne utilizzata per la farcitura delle salsicce, ci sono varie combinazioni, e cioè: carne di maiale con la carne di pecora, di manzo, di capra, anche di selvaggina, come la carne di cinghiale, di lepre, e così via.
Esistono anche le salsicce senza carne di maiale, come i vişli o virşli di Haţeg, preparati con la carne di capra e pecora, le salsicce di Pleşcoi, di Valea Buzaielor, con la farcitura piccante, con la carne di manzo.
Non mancano nemmeno le espressioni legate alla famosa salsiccia:
„Cârnat crud (verde)”, ovvero la salsiccia cruda o fresca, preparata da poco;
„A ploua cu cârnaţi”, ovvero “piove con salsicce”, per indicare l’abbondanza;
„A lungi cânatul”, ovvero perdere del tempo o guadagnare del tempo.
Bibliografia:
1. Gheorghe Secheşan, Tradiţii şi obiceiuri culinare bănăţene, Ed. Eurostampa, Timişoara, 2012,
2. Ion Ghinoiu, Vârstele timpului, Ed.Meridiane, Bucureşti, 1998.